19 Aprile 2024

P.T.O.F.

Premessa

  • La scuola dell'infanzia “Papa Giovanni XXIII” di Ossanesga, Valbrembo è una SCUOLA PARITARIA.

 

  • La legge definisce “scuole paritarie” (Legge 10 marzo 2000, n.62 “Norme per la parità scolastica e disposizioni sul diritto allo studio e all’istruzione”) le istituzioni scolastiche non statali che, a partire dalla scuola dell'infanzia, corrispondono agli ordinamenti generali dell'istruzione, sono coerenti con la domanda formativa delle famiglie e sono caratterizzate da requisiti di qualità ed efficacia fissati  dalla legge medesima.

 

  • Nel sistema nazionale dell'istruzione, quindi, le istituzioni scolastiche sia statali che paritarie concorrono, nella loro specificità e autonomia, a realizzare l'offerta formativa sul territorio. In tale contesto le amministrazioni pubbliche, nell'esercizio delle rispettive competenze, intervengono a sostenere l'efficacia e l'efficienza dell'intero sistema nazionale di istruzione (C. M. n. 31 del 18 marzo 2003 “Disposizioni e indicazioni per l'attuazione della legge 10 marzo 2000, n.62, in materia di parità     scolastica”).

 

  • La riforma del sistema nazionale d'istruzione (Legge 13 luglio 2015, n. 107 “Riforma del sistema     nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti “)       stabilisce che le istituzioni scolastiche predispongano il PIANO TRIENNALE DELL’OFFERTA FORMATIVA (P.T.O.F.), e le scuole dell'infanzia paritarie elaborano tale piano, nell'ambito della propria autonomia organizzativa e didattica ai sensi dalla normativa vigente (Regolamento recante norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche, ai sensi dell'art. 21 della Legge 15marzo1999,n.59).

 

  • Il P.T.O.F. è il documento fondamentale costitutivo dell’identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche ed esplicita la progettazione educativa ed organizzativa che le scuole adottano nell’ambito della loro autonomia.

 

  • Il Piano ha valore triennale e può essere rivisto annualmente, sempre entro il mese di ottobre.

 

  • Il P.T.O.F. della scuola dell'infanzia “Papa Giovanni XXIII” di Ossanesga., coerente con gli obiettivi generali educativi determinati a livello nazionale dalle “Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione” (M.I.U.R., settembre 2012), viene elaborato dal Collegio dei Docenti ed adottato dal Consiglio della Scuola

 

  • La divulgazione di tale documento avverrà in forma cartacea all’atto dell’iscrizione e sarà consultabile sul sito internet della parrocchia dei Santi Vito, Modesto e Crescenzia di Ossanesga (www.parrocchiaossanesga.com).
  1. Storia della scuola dalla fondazione ai giorni nostri

La Scuola dell’Infanzia “Giovanni XXIII” è una Scuola Parrocchiale, situata a Ossanesga, quartiere di Valbrembo. E’  stata fondata nel 1969 da Don Modesto Gasparini ed è stata riconosciuta Scuola Paritaria nel 28 febbraio 2001.
La nostra è una Scuola di ispirazione cristiana, nata come espressione della identità religiosa e ideale della comunità locale.
Essa si pone come principale finalità la formazione e lo sviluppo affettivo, cognitivo e sociale del bambino attraverso un progetto educativo che riconosce e valorizza la figura della famiglia e l’importanza del territorio di appartenenza come parti integranti del processo formativo. La scuola non persegue fini di lucro.

 

  1. La missione educativa

Come scuola paritaria:
Come scuola paritaria in quanto scuola paritaria si inserisce nel sistema pubblico integrato dell’istruzione in armonia con i principi della Costituzione e della legge di parità e “si rivolge a tutte le bambine e i bambini dai 3 ai 6 anni ed è la risposta al loro all’educazione ed alla cura…” (Indicazioni Nazionali2012); La scuola paritaria risponde al mandato. della Repubblica assumendosi i compiti propri della scuola dell’infanzia nella consapevolezza di non essere l’unica agenzia educativa e del ruolo fondamentale della famiglia.

Come scuola di ispirazione cristiana
In quanto scuola di ispirazione cristiana fondamentale è il riferimento alla propria identità e al pensiero educativo cattolico che indirizza il bambino alla vita buona alla luce del Vangelo: Pertanto la scuola si caratterizza come:

In quanto scuola di ispirazione cristiana fondamentale è il riferimento alla propria identità e al pensiero educativo cattolico che indirizza il bambino alla vita buona alla luce del Vangelo: Pertanto la scuola si caratterizza come:

  • Luogo educativo caratterizzato dalla visione cristiana di “persona”;
  • Espressione di valori fondamentali scaturenti dal Vangelo e dal magistero della Chiesa, e coerenti con la costituzione e con ciò che viene affermato dalle dichiarazioni ONU relative ai diritti umani e dell'infanzia;
  • Comunità che nell’impegno comune, nell’assunzione di responsabilità, nella coerenza con i valori dichiarati, nella cooperazione con la famiglia attraverso la condivisione e la divisione dei compiti espressi nel patto di corresponsabilità, si pone come comunità educante;
  • Riferimento culturale ed educativo per le famiglie;
  • Comunità capace di proposta di vita buona alla luce del Vangelo.
  1. Appartenenza alla Fism

La rete.

In quanto scuola associata all’ Adasm-Fism si inserisce in una rete di scuole a diversi livelli: livello
provinciale, regionale e nazionale; e può beneficiare quindi di un collegamento organico e stabile con
le altre scuole del territorio.

Lo stile.

La scuola dell’infanzia Adasm-Fism si propone come:

Scuola che valorizza, alla luce degli insegnamenti della Chiesa, la dimensione religiosa come risposta al bisogno ontologico di senso;

  • Scuola inclusiva dove l’accoglienza non è solo un “tempo” della giornata, ma uno stile e una caratteristica della scuola che sa accogliere ogni bambino considerato non solo nella sua specificità e originalità, ma come creatura e progetto d’amore di Dio e dove si imparano a valorizzare le differenze perché il rispetto, la partecipazione e la convivenza non sono solo parole, ma l’essenza stessa della scuola;
  • Scuola che, accanto alla centralità dell’alunno, valorizza centralità dell’adulto (docente - educatore genitore - operatore scolastico) in quanto capace di proposte significative, di essere guida e sostegno nel gratificare, incoraggiare, correggere e soprattutto capace di essere testimone coerente della significatività delle regole e del progetto educativo;
  • Scuola che offre opportunità di incontrare esperienze differenti, di imparare ad accettarsi ed accettare, di incontrare e accogliere l’altro.

Finalità generali

  1. L’educazione integrale della persona

La nostra scuola paritaria svolge l’insostituibile funzione pubblica assegnatale dalla Repubblica Italiana per la formazione di ogni persona e per la crescita civile e sociale del Paese. Inoltre riconoscendo il primato della responsabilità educativa alla famiglia, opera e agisce in costante dialogo e compartecipazione con essa, facendosi attenta allo stesso tempo al contesto sociale in cui è inserita e ai bisogni emergenti dal territorio. Attraverso il suo servizio la scuola concorre a:

  • Pieno sviluppo della persona umana, per contribuire a rimuovere ostacoli di ordine economico e sociale che di fatto limitano la libertà e l’uguaglianza di tutti i cittadini
  • Uguaglianza delle opportunità educative e formative,
  • Superamento di ogni forma di discriminazione, a partire da pregiudizi e stereotipi basati sulla differenza di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali
  • Accoglienza e l’inclusione, predisponendo una progettazione delle attività educative che prevedano una didattica personalizzata e attenta ai bisogni di ciascuno (es: disabilità, BES e disagi socio-culturali ed economici
  • Valorizzazione delle pluralità delle culture famigliari, linguistiche, etniche e religiose.
  • Sviluppo delle competenze, partendo delle potenzialità di ciascuno
  • Partecipazione attiva delle famiglie
  • Apertura al territorio, intesa come prassi educativa che vede coinvolta l’intera comunità e la crescita di una cittadinanza attiva e solidale
  1. Il bambino posto al centro dell’azione educativa

“Le finalità della scuola devono essere definite a partire dalla persona che apprende, con l’originalità del suo percorso individuale e le aperture offerte dalla rete di relazioni che la legano alla famiglia e agli ambiti sociali. La definizione e la realizzazione delle strategie educative e didattiche devono sempre tener conto della singolarità e complessità di ogni persona, della sua articolata identità, delle sue aspirazioni, capacità e delle sue fragilità, nelle varie fasi di sviluppo e di formazione”

Essa promuove quindi sviluppo armonico e progressivo della persona e opera con la consapevolezza che il bambino è posto al centro dell’azione educativa in tutti i suoi aspetti: cognitivi, affettivi, relazionali, corporei, estetici, etici, spirituali e religiosi.

«In questa prospettiva, i docenti dovranno pensare e realizzare i loro progetti educativi e didattici non per individui astratti, ma per persone che vivono qui e ora, che sollevano precise domande esistenziali, che vanno alla ricerca di orizzonti di significato.»

Finalità specifiche

  1. Finalità:
  • Identità, (costruzione del sé, autostima, fiducia nei propri mezzi)
  • Autonomia, (rapporto sempre più consapevole con gli altri)
  • Competenza, (come elaborazione di conoscenze, abilità, atteggiamenti)
  • Cittadinanza (come attenzione alle dimensioni etiche e sociali)

 Consolidare l’identità significa vivere serenamente tutte le dimensioni del proprio io, stare bene, es sere rassicurati nella molteplicità del proprio fare e sentire, sentirsi sicuri in un ambiente sociale al largato, imparare a conoscersi e ad essere riconosciuti come persona unica e irripetibile. Vuol dire sperimentare diversi ruoli e forme di identità: quelle di figlio, alunno, compagno, maschio o femmi- na, abitante di un territorio, membro di un gruppo, appartenente a una comunità sempre più ampia e plurale, caratterizzata da valori comuni, abitudini, linguaggi, riti, ruoli.

Sviluppare l’autonomia significa avere fiducia in sé e fidarsi degli altri; provare soddisfazione nel fare da sé e saper chiedere aiuto o poter esprimere insoddisfazione e frustrazione elaborando progressi- vamente risposte e strategie; esprimere sentimenti ed emozioni; partecipare alle decisioni espri- mendo opinioni, imparando ad operare scelte e ad assumere comportamenti e atteggiamenti sem- pre più consapevoli.

Acquisire competenze significa giocare, muoversi, manipolare, curiosare, domandare, imparare a riflettere sull’esperienza attraverso l’esplorazione, l’osservazione e il confronto tra proprietà, quanti- tà, caratteristiche, fatti; significa ascoltare, e comprendere, narrazioni e discorsi, raccontare e rievo care azioni ed esperienze e tradurle in tracce personali e condivise; essere in grado di descrivere, rappresentare e immaginare, «ripetere», con simulazioni e giochi di ruolo, situazioni ed eventi con linguaggi diversi.

Vivere le prime esperienze di cittadinanza significa scoprire l’altro da sé e attribuire progressiva im- portanza agli altri e ai loro bisogni; rendersi sempre meglio conto della necessità di stabilire regole condivise; implica il primo esercizio del dialogo che è fondato sulla reciprocità dell’ascolto, l’attenzio- ne al punto di vista dell’altro e alle diversità di genere, il primo riconoscimento di diritti e doveri uguali per tutti; significa porre le fondamenta di un comportamento eticamente orientato, rispettoso degli altri, dell’ambiente e della natura.

Queste finalità vanno ad intrecciarsi con le otto competenze in chiave di cittadinanza definite dal parlamento europeo, e di seguito nominate per semplicità competenze europee. Esse rappresentano la finalità generale dell’istruzione e dell’educazione e spiegano le motivazioni dell’apprendimento stesso, attribuendogli senso e significato. Possono essere metacompetenze, poiché, come dice il Parlamento Europeo, “ le competenze chiave sono quelle di cui tutti hanno bisogno per la realizzazione e lo sviluppo personali, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione. L’idea di costruire il curricolo a partire dalle competenze in chiave di cittadinanza permette di avere un linguaggio comune sia tra scuole dell’infanzia sia tra la scuola dell’infanzia e la scuola primaria e la scuola secondarie di primo grado. Qui di seguito, per conoscenza, ve le elenchiamo:

1. La comunicazione nella madrelingua è la capacità di esprimere e interpretare concetti, pensieri, sen- timenti, fatti e opinioni in forma sia orale sia scritta (comprensione orale, espressione orale, com- prensione scritta ed espressione scritta) e di interagire adeguatamente e in modo creativo sul piano linguistico in un’intera gamma di contesti culturali e sociali, quali istruzione e formazione, lavoro, vita domestica e tempo libero. La comunicazione nelle lingue straniere condivide essenzialmente le prin- cipali abilità richieste per la comunicazione nella madrelingua.

2. La comunicazione nelle lingue straniere richiede anche abilità quali la mediazione e la comprensione interculturale. Il livello di padronanza di un individuo varia inevitabilmente tra le quattro dimensioni (comprensione orale, espressione orale, comprensione scritta ed espressione scritta) e tra le diverse lingue e a seconda del suo retroterra sociale e culturale, del suo ambiente e delle sue esigenze ed interessi.

3. La competenza matematica-scientifica-tecnologica è l’abilità di sviluppare e applicare il pensiero ma tematico per risolvere una serie di problemi in situazioni quotidiane. Partendo da una solida padro- nanza delle competenze aritmetico-matematiche, l’accento è posto sugli aspetti del processo e dell’attività oltre che su quelli della conoscenza. La competenza matematica comporta, in misura va- riabile, la capacità e la disponibilità a usare modelli matematici di pensiero (pensiero logico e spazia le) e di presentazione (formule, modelli, schemi, grafici, rappresentazioni). La competenza in campo scientifico si riferisce alla capacità e alla disponibilità a usare l’insieme delle conoscenze e delle meto- dologie possedute per spiegare il mondo che ci circonda sapendo identificare le problematiche e traendo le conclusioni che siano basate su fatti comprovati. La competenza in campo tecnologico è considerata l’applicazione di tale conoscenza e metodologia per dare risposta ai desideri o bisogni avvertiti dagli esseri umani. La competenza in campo scientifico e tecnologico comporta la compren- sione dei cambiamenti determinati dall’attività umana e la consapevolezza della responsabilità di cia- scun cittadino.

4. La competenza digitale consiste nel saper utilizzare con dimestichezza e spirito critico le tecnologie della società dell’informazione per il lavoro, il tempo libero e la comunicazione. Essa implica abilità di base nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC): l’uso del computer per reperire, valutare, conservare, produrre, presentare e scambiare informazioni nonché per comunicare e parte cipare a reti collaborative tramite Internet.

5. Imparare a imparare è l’abilità di perseverare nell’apprendimento, di organizzare il proprio apprendi- mento anche mediante una gestione efficace del tempo e delle informazioni, sia a livello individuale sia in gruppo. Questa competenza comprende la consapevolezza del proprio processo di apprendi- mento e dei propri bisogni, l’identificazione delle opportunità disponibili e la capacità di sormontare gli ostacoli per apprendere in modo efficace. Questa competenza comporta l’acquisizione, l’elabora- zione e l’assimilazione di nuove conoscenze e abilità come anche la ricerca e l’uso delle opportunità di orientamento. Il fatto di imparare a imparare fa sì che i discenti prendano le mosse da quanto hanno appreso in precedenza e dalle loro esperienze di vita per usare e applicare conoscenze e abili- tà in tutta una serie di contesti: a casa, sul lavoro, nell’istruzione e nella formazione. La motivazione e la fiducia sono elementi essenziali perché una persona possa acquisire tale competenza.

6. Le competenze sociali e civiche includono competenze personali, interpersonali e interculturali e riguardano tutte le forme di comportamento che consentono alle persone di partecipare in modo efficace e costruttivo alla vita sociale e lavorativa, in particolare alla vita in società sempre più diver- sificate, come anche a risolvere i conflitti ove ciò sia necessario. La competenza civica dota le perso ne degli strumenti per partecipare appieno alla vita civile grazie alla conoscenza dei concetti e delle strutture sociopolitici e all’impegno a una partecipazione attiva e democratica.

7. Il senso di iniziativa e l’imprenditorialità concernono la capacità di una persona di tradurre le idee in azione. In ciò rientrano la creatività, l’innovazione e l’assunzione di rischi, come anche la capacità di pianificare e di gestire progetti per raggiungere obiettivi. È una competenza che aiuta gli individui, non solo nella loro vita quotidiana, nella sfera domestica e nella società, ma anche nel posto di lavo ro, ad avere consapevolezza del contesto in cui operano e a poter cogliere le opportunità che si offrono ed è un punto di partenza per le abilità e le conoscenze più specifiche di cui hanno bisogno coloro che avviano o contribuiscono ad un’attività sociale o commerciale. Essa dovrebbe includere la consapevolezza dei valori etici e promuovere il buon governo.

8. Consapevolezza ed espressione culturale riguarda l’importanza dell’espressione creativa di idee, esperienze ed emozioni in un’ampia varietà di mezzi di comunicazione, compresi la musica, le arti dello spettacolo, la letteratura e le arti visive.

2. Il profilo in uscita dell’alunno al termine della scuola dell’infanzia

Al termine del percorso triennale della scuola dell’infanzia, è ragionevole attendersi che ogni bambino abbia sviluppato alcune competenze di base che strutturano la sua crescita personale.

Riconosce ed esprime le proprie emozioni, è consapevole di desideri e paure, avverte gli stati d’animo propri e altrui.
Ha un positivo rapporto con la propria corporeità, ha maturato una sufficiente fiducia in sé, è progressivamente consapevole delle proprie risorse e dei propri limiti, quando occorre sa chiedere aiuto.
Manifesta curiosità e voglia di sperimentare, interagisce con le cose, l’ambiente e le persone, percependone le reazioni ed i cambiamenti.
Condivide esperienze e giochi, utilizza materiali e risorse comuni, affronta gradualmente i conflitti e ha iniziato a riconoscere le regole del comportamento nei contesti privati e pubblici.
Ha sviluppato l’attitudine a porre e a porsi domande di senso su questioni etiche e morali.
Coglie diversi punti di vista, riflette e negozia significati, utilizza gli errori come fonte di conoscenza.
Sa raccontare, narrare, descrivere situazioni ed esperienze vissute, comunica e si esprime con una pluralità di linguaggi, utilizza con sempre maggiore proprietà la lingua italiana.
Dimostra prime abilità di tipo logico, inizia ad interiorizzare le coordinate spazio-temporali e ad orientarsi nel mondo dei simboli, delle rappresentazioni, dei media, delle tecnologie.
Rileva le caratteristiche principali di eventi, oggetti, situazioni, formula ipotesi, ricerca soluzioni a situazioni problematiche di vita quotidiana.
È attento alle consegne, si appassiona, porta a termine il lavoro, diventa consapevole dei processi realizzati e li documenta.
Si esprime in modo personale, con creatività e partecipazione, è sensibile alla pluralità di culture, lingue, esperienze.

3. I traguardi e i campi di esperienza

Il curricolo si articola attraverso 5 campi di esperienza. I “campi di esperienza” sono un legame tra
l'esperienza vissuta prima dell'ingresso nella scuola dell'infanzia e quella successiva nella scuola di
base; sono luoghi del fare e dell’agire e opportunità di riflessione e di dialogo attraverso i quali i
bambini vengono progressivamente introdotti nei sistemi simbolici culturali.

− Il sé e l’altro
− Il corpo e il movimento
– i discorsi e le parole
− Immagini, suoni e colori
− La conoscenza del mondo

Il sé e l’altro
I bambini formulano tanti perché sulle questioni concrete, sugli eventi della vita quotidiana, sulle trasformazioni personali e sociali, sull’ambiente e sull’uso delle risorse, sui valori culturali, sul futuro vicino e lontano, spesso a partire dalla dimensione quotidiana della vita scolastica. Al contempo pongono domande di senso sul mondo e sull’esistenza umana. I molti perché rappresentano la loro spinta a capire il significato della vita che li circonda e il valore morale delle loro azioni. Nella scuola hanno molte occasioni per prendere coscienza della propria identità, per scoprire le diversità culturali, religiose, etniche, per apprendere le prime regole del vivere sociale, per riflettere sul senso e le conseguenze delle loro azioni. Negli anni della scuola dell’infanzia il bambino osserva la natura e i viventi, nel loro nascere, evol-versi ed estinguersi. Osserva l’ambiente che lo circonda e coglie le diverse relazioni tra le persone; ascolta le narrazioni degli adulti, le espressioni delle loro opinioni e della loro spiritualità e fede; è testimone degli eventi e ne vede la rappresentazione attraverso i media; partecipa alle tradizioni della famiglia e della comunità di appartenenza, ma si apre al confronto con altre culture e costumi; si accorge di essere uguale e diverso nella varietà delle situazioni, di poter essere accolto o escluso, di poter accogliere o escludere. Raccoglie discorsi circa gli orientamenti morali, il cosa è giusto e cosa è sbagliato, il valore attribuito alle pratiche religiose. Si chiede dov’era prima di nascere e se e dove finirà la sua esistenza. Pone domande sull’esistenza di Dio, la vita e la morte, la gioia e il dolore. Le domande dei bambini richiedono un atteggiamento di ascolto costruttivo da parte degli adulti, di rasserenamento, comprensione ed esplicitazione delle diverse posizioni. A questa età, dunque, si definisce e si articola progressivamente l’identità di ciascun bambino e di ciascuna bambina come consapevolezza del proprio corpo, della propria personalità, del proprio stare con gli altri e esplorare il mondo. Sono gli anni della scoperta degli adulti come fonte di protezione e contenimento, degli altri bam-bini come compagni di giochi e come limite alla propria volontà. Sono gli anni in cui si avvia la reciprocità nel parlare e nell’ascoltare; in cui si impara discutendo. Il bambino cerca di dare un nome agli stati d’animo, sperimenta il piacere, il divertimento, la frustrazione, la scoperta; si imbatte nelle difficoltà della condivisione e nei primi conflitti, supera progressivamente l’egocentrismo e può cogliere altri punti di vista. Questo campo rappresenta l’ambito elettivo in cui i temi dei diritti e dei doveri, del funzionamento della vita sociale, della cittadinanza e delle istituzioni trovano una prima «palestra» per essere guardati e affrontati concretamente. La scuola si pone come spazio di incontro e di dialogo, di approfondimento culturale e di reciproca formazione tra genitori e insegnanti per affrontare insieme questi temi e proporre ai bambini un modello di ascolto e di rispetto, che li aiuti a trovare risposte alle loro domande di senso in coerenza con le scelte della propria famiglia, nel comune intento di rafforzare i presupposti della convivenza democratica.

Il corpo in movimento
I bambini prendono coscienza del proprio corpo, utilizzandolo fin dalla nascita come strumento di conoscenza di sé nel mondo. Muoversi è il primo fattore di apprendimento: cercare, scoprire, giocare, saltare, correre a scuola è fonte di benessere e di equilibrio psico-fisico. L’azione del corpo fa vivere emozioni e sensazioni piacevoli, di rilassamento e di tensione, ma anche la soddisfazione del controllo dei gesti, nel coordinamento con gli altri; consente di sperimentare potenzialità e limiti della propria fisicità, sviluppando nel contempo la consapevolezza dei rischi di movimenti incontrollati. I bambini giocano con il loro corpo, comunicano, si esprimono con la mimica, si travestono, si mettono alla prova, anche in questi modi percepiscono la completezza del proprio sé, consolidando autonomia e sicurezza emotiva.

Il corpo ha potenzialità espressive e comunicative che si realizzano in un linguaggio caratterizzato da una propria struttura e da regole che il bambino impara a conoscere attraverso specifici percorsi di apprendimento: le esperienze motorie consentono di integrare i diversi linguaggi, di alternare la parola e i gesti, di produrre e fruire musica, di accompagnare narrazioni, di favorire la costruzione dell’immagine di sé e l’elaborazione dello schema corporeo. Le attività informali, di routine e di vita quotidiana, la vita e i giochi all’aperto sono altrettanto importanti dell’uso di piccoli attrezzi e strumenti, del movimento libero o guidato in spazi dedicati, dei giochi psicomotori e possono essere occasione per l’educazione alla salute attraverso una sensibilizzazione alla corretta alimentazione e all’igiene personale. La scuola dell’infanzia mira a sviluppare gradualmente nel bambino la capacità di leggere e interpretare i messaggi provenienti dal corpo proprio e altrui, rispettandolo e avendone cura. La scuola dell’infanzia mira altresì a sviluppare la capacità di esprimersi e di comunicare attraverso il corpo per giungere ad affinarne le capacità percettive e di conoscenza degli oggetti, la capacità di orientarsi nello spazio, di muoversi e di comunicare secondo immaginazione e creatività.

Immagini, suoni, colori
I bambini esprimono pensieri ed emozioni con immaginazione e creatività: l’arte orienta questa propensione, educando al piacere del bello e al sentire estetico. L’esplorazione dei materiali a disposizione consente di vivere le prime esperienze artistiche, che sono in grado di stimolare la creatività e contagiare altri apprendimenti. I linguaggi a disposizione dei bambini, come la voce, il gesto, la drammatizzazione, i suoni, la musica, la manipolazione dei materiali, le esperienze grafico-pittoriche, i mass-media, vanno scoperti ed educati perché sviluppino nei piccoli il senso del bello, la conoscenza di se stessi, degli altri e della realtà. L’incontro dei bambini con l’arte è occasione per guardare con occhi diversi il mondo che li circon-da. I materiali esplorati con i sensi, le tecniche sperimentate e condivise nell’atelier della scuola, le osservazioni di luoghi (piazze, giardini, paesaggi) e di opere (quadri, musei, architetture) aiuteranno a migliorare le capacità percettive, coltivare il piacere della fruizione, della produzione e dell’invenzione e ad avvicinare alla cultura e al patrimonio artistico. La musica è un’esperienza universale che si manifesta in modi e generi diversi, tutti di pari dignità, carica di emozioni e ricca di tradizioni culturali. Il bambino, interagendo con il paesaggio sonoro, sviluppa le proprie capacità cognitive e relazionali, impara a percepire, ascoltare, ricercare e discriminare i suoni all’interno di contesti di apprendimento significativi. Esplora le proprie possibilità sonoro-espressive e simbolico-rappresentative, accrescendo la fiducia nelle proprie potenzialità. L’ascolto delle produzioni sonore personali lo apre al piacere di fare musica e alla condivisione di repertori appartenenti a vari generi musicali. Il bambino si confronta con i nuovi media e con i nuovi linguaggi della comunicazione, come spetta- tore e come attore. La scuola può aiutarlo a familiarizzare con l’esperienza della multimedialità (la fotografia, il cinema, la televisione, il digitale), favorendo un contatto attivo con i «media» e la ricerca delle loro possibilità espressive e creative.

I discorsi e le parole
La lingua, in tutte le sue funzioni e forme, è uno strumento essenziale per comunicare e conoscere, per rendere via via più complesso e meglio definito, il proprio pensiero, anche grazie al confronto con gli altri e con l’esperienza concreta e l’osservazione. È il mezzo per esprimersi in modi personali, creativi e sempre più articolati. La lingua materna è parte dell’identità di ogni bambino, ma la conoscenza di altre lingue apre all’incontro con nuovi mondi e culture. I bambini si presentano alla scuola dell’infanzia con un patrimonio linguistico significativo, ma con competenze differenziate, che vanno attentamente osservate e valorizzate. In un ambiente linguistico curato e stimolante i bambini sviluppano nuove capacità quando interagiscono tra di loro, chiedono spiegazioni, confrontano punti di vista, progettano giochi e attività, elaborano e condividono conoscenze. I bambini imparano ad ascoltare storie e racconti, dialogano con adulti e compagni, giocano con la lingua che usano, provano il piacere di comunicare, si cimentano con l’esplorazione della lingua scritta. La scuola dell’infanzia ha la responsabilità di promuovere in tutti i bambini la padronanza della lin-gua italiana, rispettando l’uso della lingua di origine. La vita di sezione offre la possibilità di sperimentare una varietà di situazioni comunicative ricche di senso, in cui ogni bambino diventa capace di usare la lingua nei suoi diversi aspetti, acquista fiducia nelle proprie capacità espressive, comunica, descrive, racconta, immagina. Appropriati percorsi didattici sono finalizzati all’estensione del lessico, alla corretta pronuncia di suoni, parole e frasi, alla pratica delle diverse modalità di interazione verbale (ascoltare, prendere la parola, dialogare, spiegare), contribuendo allo sviluppo di un pensiero logico e creativo. L’incontro e la lettura di libri illustrati, l’analisi dei messaggi presenti nell’ambiente incoraggiano il progressivo avvicinarsi dei bambini alla lingua scritta, e motivano un rapporto positivo con la lettura e la scrittura. I bambini vivono spesso in ambienti plurilingui e, se opportunamente guidati, possono familiarizzare con una seconda lingua, in situazioni naturali, di dialogo, di vita quotidiana, diventando progressivamente consapevoli di suoni, tonalità, significati diversi.

La conoscenza del mondo
I bambini esplorano continuamente la realtà e imparano a riflettere sulle proprie esperienze descrivendole, rappresentandole, riorganizzandole con diversi criteri. Pongono così le basi per la successiva elaborazione di concetti scientifici e matematici che verranno proposti nella scuola primaria. La curiosità e le domande sui fenomeni naturali, su se stessi e sugli organismi viventi e su storie, fiabe e giochi tradizionali con riferimenti matematici, possono cominciare a trovare risposte guardando sempre meglio i fatti del mondo, cercando di capire come e quando succedono, intervenendo per cambiarli e sperimentando gli effetti dei cambiamenti. Si avviano così le prime attività di ricerca che danno talvolta risultati imprevedibili, ma che costruiscono nel bambino la necessaria fiducia nelle proprie capacità di capire e di trovare spiegazioni. Esplorando oggetti, materiali e simboli, osservando la vita di piante ed animali, i bambini elaborano idee personali da confrontare con quelle dei compagni e degli insegnanti. Imparano a fare domande, a dare e a chiedere spiegazioni, a lasciarsi convincere dai punti di vista degli altri, a non scoraggiarsi se le loro idee non risultano appropriate. Possono quindi avviarsi verso un percorso di conoscenza più strutturato, in cui esploreranno le potenzialità del linguaggio per esprimersi e l’uso di simboli per rappresentare significati.

Oggetti, fenomeni, viventi: I bambini elaborano la prima «organizzazione fisica» del mondo esterno attraverso attività concrete che portano la loro attenzione sui diversi aspetti della realtà, sulle ca- ratteristiche della luce e delle ombre, sugli effetti del calore. Osservando il proprio movimento e quello degli oggetti, ne colgono la durata e la velocità, imparano a organizzarli nello spazio e nel tem- po e sviluppano una prima idea di contemporaneità. Toccando, smontando, costruendo e ricostruendo, affinando i propri gesti, i bambini individuano qualità e proprietà degli oggetti e dei materiali, ne immaginano la struttura e sanno assemblarli in varie costruzioni; riconoscono e danno un nome alle proprietà individuate, si accorgono delle loro eventuali trasformazioni. Cercano di capire come sono fatti e come funzionano macchine e meccanismi che fanno parte della loro esperienza, cercan- do di capire anche quello che non si vede diretta mente: le stesse trasformazioni della materia posso- no essere intuite in base a elementari modelli di strutture «invisibili». Il proprio corpo è sempre og- getto di interesse, soprattutto per quanto riguarda i processi nascosti, e la curiosità dei bambini permette di avviare le prime interpretazioni sulla sua struttura e sul suo funzionamento. Gli organi- smi animali e vegetali, osservati nei loro ambienti o in microambienti artificiali, possono suggerire un «modello di vivente» per capire i processi più elementari e la varietà dei modi di vivere. Si può così portare l’attenzione dei bambini sui cambiamenti insensibili o vistosi che avvengono nel loro corpo, in quello degli animali e delle piante e verso le continue trasformazioni dell’ambiente naturale.
Numero e spazio: La familiarità con i numeri può nascere a partire da quelli che si usano nella vita di ogni giorno; poi, ragionando sulle quantità e sulla numerosità di oggetti diversi, i bambini costruisco no le prime fondamentali competenze sul contare oggetti o eventi, accompagnandole con i gesti dell’indicare, del togliere e dell’aggiungere. Si avviano così alla conoscenza del numero e della struttura delle prime operazioni, suddividono in parti i materiali e realizzano elementari attività di misura. Gradualmente, avviando i primi processi di astrazione, imparano a rappresentare con simboli semplici i risultati delle loro esperienze. Muovendosi nello spazio, i bambini scelgono ed eseguono i percorsi più idonei per raggiungere una meta prefissata scoprendo concetti geometrici come quelli di direzione e di angolo. Sanno descrivere le forme di oggetti tridimensionali, riconoscendo le forme geometriche e individuandone le proprietà (ad esempio, riconoscendo nel «quadrato» una proprietà dell’oggetto e non l’oggetto stesso). Operano e giocano con materiali strutturati, costruzioni, giochi da tavolo di vario tipo.

Lo specifico della scuola

1. Analisi territoriale
Il territorio del comune di Valbrembo risulta storicamente diviso in due quartieri denominati Scano al Brembo e Ossanesga con le rispettive parrocchie: S.S. Vito, Modesto e Crescenzia ad Ossanesga; S.S. Cosma e Damiano a Scano al Brembo.
La scuola materna parrocchiale “Papa Giovanni XXIII” sorge appunto nel quartiere di Ossanesga che conta circa 2100 abitanti ed è gestita dalla parrocchia di cui sopra.
Valbrembo è situato in zona verdeggiante con strade poco trafficate, in un territorio ricco di risorse (boschi – spazi verdi – fiume Brembo – Parco giochi - Parco faunistico “le Cornelle”) che permette, durante la bella stagione, di svolgere attività ludico-didattiche e pic-nic all’aria aperta.

2. Analisi sociale
In virtù del fatto che Ossanesga di Valbrembo è inserita in un’area fortemente industrializzata e del fatto che confina con il capoluogo provinciale, Bergamo, i residenti hanno trovato e trovano un’occupazione sia a livello impiegatizio che dirigenziale che come maestranze.
La ricchezza pro capite risulta quindi in linea con gli standard regionali della Lombardia.
Alla luce di quanto suesposto si evince che la popolazione è prevalentemente composta da lavoratori con contratto a tempo indeterminato con una minima presenza sul territorio di etnie differenziate. La presenza di situazioni di svantaggio e marginalizzazione sono minime e vengono monitorate e seguite dai servizi sociali del comune di Valbrembo.
La realtà sociale, i rapporti con le istituzioni presenti nel territorio sono definiti in un clima di collaborazione e nel rispetto delle competenze specifiche.

3. Bisogni educativi che la scuola individua come prioritari
Al centro dei processi di insegnamento – apprendimento c’è il bambino con tutte le sue esperienze: attraverso le azioni, i vissuti, il gioco, i rapporti tra bambini con la natura, gli oggetti, l’arte, il territorio e le sue tradizioni, la rielaborazione individuale e collettiva, il bambino acquisisce sicurezza, stima di se e fiducia nelle proprie capacità e sviluppa, con gradualità, abilità e competenze proprie della sua età, che diventano prerequisiti necessari per l’ingresso nella scuola primaria.
Le attività concordate all’interno del gruppo docenti, sono organizzate per laboratori creativi che offrono strumenti, mezzi e tecniche, ma non suggeriscono soggetti o contenuti, lasciando che ognuno trovi la sua strada per esprimersi: sapere come fare per sapere cosa fare. Di rilevante importanza è la collaborazione stretta e continua con i genitori, durante tutto il ciclo educativo, nel pieno rispetto dei ritmi di sviluppo cognitivo, affettivo, sociale e religioso. La collaborazione insegnanti – genitori è determinante per la creazione di un ambiente comunitario aperto e sereno, di un’atmosfera famigliare gioiosa, di un clima caldo ed educativamente adeguato per tutti i bambini.
A settembre il curricolo è solo un canovaccio, articolato in unità educativo-didattiche intorno ad un tema unitario, per favorire il raggiungimento dello sviluppo delle competenze e degli obiettivi che sono individuati come prioritari per i bisogni formativi dei bambini.

La risposta della scuola

1. A livello organizzativo
“Il curricolo non coincide con la sola organizzazione delle attività didattiche che si realizzano nella sezione e nelle intersezioni, negli spazi esterni, nei laboratori, negli ambienti di vita comune, ma si esplica in un’equilibrata integrazione di momenti di cura, di relazione, di apprendimento, dove le stesse routine (l’ingresso, il pasto, la cura del corpo, il riposo, ecc.) svolgono una funzione di regolazione dei ritmi della giornata e si offrono come “base sicura” per nuove esperienze e nuove sollecitazioni”. L’organizzazione degli spazi e dei tempi diventa elemento di qualità pedagogica dell’ambiente educativo e pertanto deve essere oggetto di esplicita progettazione e verifica”.

Spazi : gli spazi sono flessibili e si adeguano alle diverse attività didattiche, ed accoglienti per attivare curiosità ed interessi del bambino. La scuola è dotata di spazi sia interni che esterni
SPAZI INTERNI : 2 sezioni
un salone
un ambiente polivalente utilizzato per attività di routine e per visioni video
un ambiente polivalente per attività pittoriche e manipolative
una sala da pranzo
un ambiente per il riposo dei bambini di tre anni
servizi igienici per bambini
servizi igienici per bambini portatori di handicap
direzione
cucina
dispensa/cantina

SPAZI ESTERNI: un ampio giardino con giochi ricreativi
un orto utilizzato anche dai bambini per attività botaniche

Refezione scolastica:
La refezione scolastica è curata dalla cuoca della Scuola dell’Infanzia, in collaborazione con l’ASL per quanto riguarda quantità e qualità dei cibi. Ogni giorno la cuoca prepara i cibi che risultano così fre- schi e gradevoli.
La refezione è parte integrante della Scuola ed è quindi un momento educativo perché in un clima sereno e disteso il bambino è incoraggiato ad assaggiare cibi diversi e a sperimentare l’autonomia mangiando da solo. Le insegnanti, sono sempre presenti in refettorio e abituano il bambino a man giare autonomamente e a variare l’alimentazione assaggiando anche cibi “nuovi”.
Eventuali intolleranze alimentari vanno segnalate alle insegnanti dietro la presentazione di un certificato medico.

Scansione temporale creata per mantenere rituali che danno sicurezza e certezza: il bambino si sente “padrone” delle attività che sperimenta. l’orario della nostra scuola è il seguente:

ENTRATA: dalle ore 8.30 alle ore 9.00 PRE SCUOLA: dalle ore 8:00

USCITA: dalle ore 15.45 alle ore 16.00 POST SCUOLA: fino alle ore 18:00

USCITE STRAORDINARIE: alle ore 13.00 (dopo pranzo) alle ore 15.30 (dopo merenda)

GIORNATA TIPO ALLA NOSTRA SCUOLA DELL’INFANZIA

      TEMPI            ATTIVITA’ E PERSONALE          SPAZI
        8.00 / 8.30 Servizio pre-scuola (1 insegnante) Sezione
        8.30 / 9.00 Accoglienza in sezione (2 insegnanti) Sezioni
        9.00 / 9.30  Riordino – preghiera – canti - appello – calendario – merenda di frutta (2 insegnanti) Saletta attività di routine
9.30/ 11.15 Attività  di sezione – attività di laboratori
(2 insegnanti)
Sezione/salone/laboratorio creativo
11.15 / 11.30 Pulizia personale – i bambini a turno apparecchiano (2 insegnanti) Servizi igienici  -  Sala da pranzo
11.30 / 12.15  Pranzo (2 insegnanti) Sala da pranzo
12.15 / 13.45  Gioco libero ed organizzato (2 insegnanti) Salone/giardino
12.45 / 15.00  Riposo pomeridiano per bambini di tre anni (inizialmente 1 insegnanti poi a turno con 1 nonna volontaria) Stanza del sonno
12.45 / 13.30  Per i bambini di quattro e cinque anni riordino giochi – attività di rilassamento –pulizia personale (2 insegnanti con cambio turno) Salone/giardino/servizi igienici
13.30 / 15.00  Attività didattiche (2 insegnanti) Sezione
15.00 /15.30  Merenda (2 insegnanti) Sezione/giardino
15.45/ 16.00  Uscita (2 insegnanti) Sezione/giardino
16.00/ 18.00  Servizio post-scuola (1 assistente educatrice) Sezione/giardino

Il calendario scolastico, l’anno scolastico decorre dai primi giorni del mese di settembre fino alla fine del mese di giugno. Si considerano festivi i sabati e i giorni previsti dal calendario ministeriale le cui date vengono comunicate all’inizio dell’anno scolastico. Nel mese di settembre, per favorire un migliore e sereno inserimento, i bambini sono accolti a Scuola con orario ridotto con modalità che vengono comunicate anno per anno.

L’organizzazione delle sezioni: L’organizzazione didattica è caratterizzata da una grande flessibilità, che permette di diversificare le proposte per meglio rispondere ai bisogni di ciascuno e del gruppo-sezione. Le nostre due sezioni sono eterogenee, questo favorisce il rapporto grandi-piccoli che è fonte di apprendimento e di maturazione per gli uni e gli altri. Tuttavia durante la giornata ci sono alcuni momenti di lavoro per intersezione, dove i bambini vengono suddivisi in modo omogeneo (per fasce d’età), questo momenti di intersezione si svolgono nelle giornate di martedì, mercoledì e giovedì dove i bambini sono riuniti in due gruppi: piccolissimi/piccoli, mezzani/grandi, mentre il lunedì ed il venerdì siamo impegnati in attività di sezione (due gruppi eterogenei). Durante il pomeriggio invece i bambini lavorano sempre per intersezione, mentre i piccoli riposano, gli altri vengono suddivisi in due gruppi: mezzani e grandi.

Organizzazione del personale. La nostra Scuola pone come propria esigenza centrale “l’essere Comunità” del corpo docente, del personale ausiliario, delle famiglie, dei volontari e di tutte le componenti che si relazionano con i bambini. Diverse sono le persone che lavorano all’interno della nostra Scuola con professionalità, attenzione e affetto.

Personale amministrativo: Il parroco è il legale rappresentante e viene coadiuvato da un preposto, da lui delegato, i quali fanno parte di un consiglio di gestione che svolge compito amministrativo della scuola. Il Parroco o il suo delegato richiede la verifica, da parte del Consiglio, dell’impegno di eventuali contributi a destinazione vincolata.

Orari al pubblico del servizio amministrativo: dal Lunedì al Venerdì, dalle 10.00 alle 12.30

2. A livello progettuale

Gli obiettivi: dal profilo in uscita (esplicitato nelle finalità specifiche al punto 2) e dai traguardi per campi d’esperienza vengono esplicitati i seguenti obiettivi:

IL SE E L’ALTRO — Traguardi per lo sviluppo della competenza
Il bambino gioca in modo costruttivo e creativo con gli altri, sa argomentare, confrontarsi, sostenere le proprie ragioni con adulti e bambini.
Sviluppa il senso dell’identità personale, percepisce le proprie esigenze e i propri sentimenti, sa esprimerli in modo sempre più adeguato.
Sa di avere una storia personale e familiare, conosce le tradizioni della famiglia, della comunità e le mette a confronto con altre.
Riflette, si confronta, discute con gli adulti e con gli altri bambini e comincia a riconoscere la reciprocità di attenzione tra chi parla e chi ascolta.
Pone domande sui temi esistenziali e religiosi, sulle diversità culturali, su ciò che è bene o male, sulla giustizia, e ha raggiunto una prima consapevolezza dei propri diritti e doveri, delle regole del vivere insieme.
Si orienta nelle prime generalizzazioni di passato, presente, futuro e si muove con crescente sicurezza e autonomia negli spazi che gli sono familiari, modulando progressivamente voce e movimento anche in rapporto con gli altri e con le regole condivise.
Riconosce i più importanti segni della sua cultura e del territorio, le istituzioni, i servizi pubblici, il funzionamento delle piccole comunità e della città.

IL CORPO IN MOVIMENTO — Traguardi per lo sviluppo della competenza

Il bambino vive pienamente la propria corporeità, ne percepisce il potenziale comunicativo ed espressivo, matura condotte che gli consentono una buona autonomia nella gestione della giornata a scuola.
Riconosce i segnali e i ritmi del proprio corpo, le differenze sessuali e di sviluppo e adotta pratiche corrette di cura di sé, di igiene e di sana alimentazione.
Prova piacere nel movimento e sperimenta schemi posturali e motori, li applica nei giochi individuali e di gruppo, anche con l’uso di piccoli attrezzi ed è in grado di adattarli alle situazioni ambientali all’interno della scuola e all’aperto.
Controlla l’esecuzione del gesto, valuta il rischio, interagisce con gli altri nei giochi di movimento, nella musica, nella danza, nella comunicazione espressiva.
Riconosce il proprio corpo, le sue diverse parti e rappresenta il corpo fermo e in movimento.

IMMAGINI, SUONI, COLORI — Traguardi per lo sviluppo della competenza
Il bambino comunica, esprime emozioni, racconta, utilizzando le varie possibilità che il linguaggio del corpo consente.
Inventa storie e sa esprimerle attraverso la drammatizzazione, il disegno, la pittura e altre attività manipolative; utilizza materiali e strumenti, tecniche espressive e creative; esplora le potenzialità offerte dalle tecnologie.
Segue con curiosità e piacere spettacoli di vario tipo (teatrali, musicali, visivi, di animazione…); sviluppa interesse per l’ascolto della musica e per la fruizione di opere d’arte.
Scopre il paesaggio sonoro attraverso attività di percezione e produzione musicale utilizzando voce, corpo e oggetti.
Sperimenta e combina elementi musicali di base, producendo semplici sequenze sonoro-musicali.
Esplora i primi alfabeti musicali, utilizzando anche i simboli di una notazione informale per codificare i suoni percepiti e riprodurli.

I DISCORSI E LE PAROLE — Traguardi per lo sviluppo della competenza
Il bambino usa la lingua italiana, arricchisce e precisa il proprio lessico, comprende parole e discorsi, fa ipotesi sui significati.
Sa esprimere e comunicare agli altri emozioni, sentimenti, argomentazioni attraverso il linguaggio verbale che utilizza in differenti situazioni comunicative.

Sperimenta rime, filastrocche, drammatizzazioni; inventa nuove parole, cerca somiglianze e analogie tra i suoni e i significati.
Ascolta e comprende narrazioni, racconta e inventa storie, chiede e offre spiegazioni, usa il linguaggio per progettare attività e per definirne regole.
Ragiona sulla lingua, scopre la presenza di lingue diverse, riconosce e sperimenta la pluralità dei linguaggi, si misura con la creatività e la fantasia.
Si avvicina alla lingua scritta, esplora e sperimenta prime forme di comunicazione attraverso la scrittura, incontrando anche le tecnologie digitali e i nuovi media.

LA CONOSCENZA DEL MONDO — Traguardi per lo sviluppo della competenza

Il bambino raggruppa e ordina oggetti e materiali secondo criteri diversi, ne identifica alcune proprietà, confronta e valuta quantità; utilizza simboli per registrarle; esegue misurazioni usando strumenti alla sua portata.
Sa collocare le azioni quotidiane nel tempo della giornata e della settimana.
Riferisce correttamente eventi del passato recente; sa dire cosa potrà succedere in un futuro immediato e prossimo.
Osserva con attenzione il suo corpo, gli organismi viventi e i loro ambienti, i fenomeni naturali, accorgendosi dei loro cambiamenti.
Si interessa a macchine e strumenti tecnologici, sa scoprirne le funzioni e i possibili usi.
Ha familiarità sia con le strategie del contare e dell’operare con i numeri sia con quelle necessarie per eseguire le prime misurazioni di lunghezze, pesi, e altre quantità.
Individua le posizioni di oggetti e persone nello spazio, usando termini come avanti/dietro, sopra/sotto, destra/sinistra, ecc.; segue correttamente un percorso sulla base di indicazioni verbali.

La metodologia di progettazione Nella scuola dell’ infanzia si progetta per competenze, cioè Per progettare all’interno della scuola dell’infanzia si devono tradurre tutte le attenzioni che le indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’ infanzia e del primo ciclo del 2012 mettono in evidenza e che sono stati enunciati nelle pagine precedenti:
- Le otto competenze-chiave di cittadinanza europea:
- Le quattro grandi finalità della scuola dell’infanzia (la maturazione dell’identità, la conquista dell’autonomia, lo sviluppo delle prime competenze e l’avvio alle prime forme di cittadinanza);
- Il profilo dell’alunno in uscita;
- I traguardi per lo sviluppo delle competenze organizzati nei 5 campi d’esperienza (il se e l’altro, il corpo e il movimento, i discorsi e le parole, immagini suoni e colori e la conoscenza del mondo)
È importante ricordare che il curricolo e il progetto vanno pensati a partire da una visione di persona, da una precisa idea di bambino competente e alla luce del progetto educativo che caratterizza la scuola paritaria di ispirazione cristiana.

La valutazione: L’efficacia dell’azione educativa con i bambini è strettamente associata con la capacità di osservare. Attraverso l’osservazione continua e mirata siamo in grado di acquisire informazioni valide, attendibili e precise che ci danno la possibilità di intervenire in modo cosciente e professionale. Lo scopo dell’osservazione è quello di raccogliere dati che confluiranno, insieme ad altri strumenti di verifica, nella valutazione. Valutare significa conoscere e comprendere i livelli raggiunti da ciascun bambino per poter identificare i processi da promuovere, sostenere e rafforzare, al fine di favorirne lo sviluppo e la maturazione. Valutare è una componente della professionalità dell’insegnante per orientare al meglio la propria azione educativa.
VALUTARE QUANDO…

- All’inizio dell’anno scolastico per conoscere la situazione di partenza;

- Durante l’anno scolastico nell’ambito dei percorsi didattici proposti;

- Al termine dell’anno scolastico per una verifica degli esiti formativi raggiunti dai bambini e della qualità dell’attività educativa;

- A conclusione dell’esperienza scolastica in un ottica di continuità con la famiglia e la scuola primaria.

VALUTARE COME…

- Raccogliendo elementi
- Documentando gli elementi raccolti;
- Confrontando e discutendo gli elementi raccolti e documentati.

Il piano annuale delle attività educative Viene allegato per ogni anno scolastico il piano didattico con le attività e traguardi di sviluppo che si intendono raggiungere divisi nelle diverse unità di apprendimento.

I laboratori
PROGETTO MUSICA: questo progetto si svolge nel periodo di ottobre/dicembre e marzo/ maggio ed è rivolto, nel primo periodo solo ai bambini di 4 e 5 anni nel secondo periodo vi partecipano anche i bambini di 3 anni. Questo progetto ha lo scopo di avvicinare i bambini alla musica ma in particolar modo al canto. Con le insegnanti e l’esperto di musica i bambini alla fine del corso prepareranno un piccolo spettacolo.

PROGETTO PSICOMOTRICITA’: questo progetto si svolge nel periodo di ottobre/aprile da una specialista ed è rivolto a tutti. Lo scopo di questa attività è di favorire l’incontro tra il sè corporeo e le categorie: dello spazio, del tempo e degli oggetti a disposizione. La forma utilizzata è il gioco entro il quale il bambino viene messo nella condizione di fare esperienza rispetto alle categorie elencate.
PROGETTO INGLESE: questo progetto si svolge nel periodo di marzo/maggio da un insegnante madrelingua ed è rivolto al gruppo dei grandi (5 anni). Attraverso il gioco, i canti, e il movimento il bambino comprende ed impara alcune semplici parole e consegne in inglese. Alla fine del corso viene realizzato, per i genitori, un breve “saggio” dimostrativo.

La documentazione avviene sulla base di specifici indicatori, quali:
- Osservazioni occasionali e/o sistematiche;
- Colloqui – conversazioni;
- Analisi di elaborati prodotti dai bambini;
Foto e filmati di una attività;
Griglie di osservazione.

Scuola dell’infanzia e educazione religiosa

1. Le componenti che strutturano l’educazione religiosa nella scuola dell’infanzia:

la religiosità: le domande di senso e il bisogno universale di significato.

spiritualità: l’adesione del Cuore di ogni bambino al “Dio dei propri padri”.

la cultura cattolica, cioè il sapere della Religione Cattolica nel contesto occidentale, europeo, italiano. Di questo lo Stato se ne fa carico ed ha istituito l’Insegnamento della Religione Cattolica (IRC). Il bambino dai tre ai sei anni che frequenta la scuola dell’infanzia è caratterizzato da una grande capacità di stupore, meraviglia, bisogno di esplorazione, scoperta e gioco, è curioso della realtà che lo circonda e che non sempre riesce a decifrare. Pone domande di senso sul mondo e sull’esistenza umana, sull’esistenza di Dio, la vita e la morte, la gioia e il dolore. Raccoglie discorsi circa il cosa è giusto e cosa è sbagliato, si chiede dov’era prima di nascere e se e dove finirà la sua esistenza. Si apre al confronto con altre culture. (Indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione protocollo n.5559 del MIUR 4 settembre 2012). Di fronte a queste richieste di significato, l'attività di religione si propone come insostituibile esperienza capace di favorire e di educare la ricerca del senso della vita; essa non si sovrappone al resto dell'attività scolastica ma è interagente ed integrata con essa in quanto si inserisce pienamente nel quadro delle “indicazioni per il curricolo” per la crescita della persona in tutti i suoi aspetti cognitivi, affettivi, relazionali, corporei, estetici, etici, spirituali, religiosi. Essa confluisce in un globale sforzo educativo di prima alfabetizzazione culturale, che muove dal complesso delle esperienze, avvia a forme e strutture mentali e sviluppa sentimenti positivi. In particolar modo, nella scelta delle attività vengono tenute presenti le tre fondamentali coordinate del rapporto educativo: - l’attenzione al bambino come soggetto attivo; - l’attenzione all'ambiente culturale in cui il bambino vive; - l’attenzione ai bisogni del bambino che sono: di significato, di protezione, di sicurezza, di accettazione, di reciprocità, di relazione e della propria identificazione. Anche l’IRC assume come orizzonte di riferimento il quadro delle Competenze-Chiave per l’apprendimento permanente definite dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dell’Unione Europea (Raccomandazione del 18.12.2006, DPR 11 febbraio 2010 intesa tra CEI e MIUR in vigore dal 2010/2011) e il quadro delle competenze nazionali come indicate nel paragrafo “dalla scuola dell’infanzia alla scuola primaria”; favorisce, inoltre, il successo formativo dei bambini con specifiche strategie inclusive e percorsi personalizzati.

2. Insegnamento della religione cattolica (I.R.C.)

− Traguardi per campi d’esperienza riferiti all’IRC.
La progettazione annuale della religione cattolica, articolata in base ai criteri di essenzialità e significatività, viene proposta attraverso itinerari diversificati e graduali a seconda delle diverse fasce d’età, tenendo conto dei Traguardi IRC e degli obiettivi di apprendimento (C.M. 45 22-04-08) propri dell’insegnamento della religione cattolica relativi ai diversi campi d’esperienza che sono:

Il sé e l’altro
In questo campo il bambino vive esperienze che lo portano a rafforzare la stima di sé, il rispetto degli altri e del mondo. Inquesto modo egli è aiutato a confrontarsi con diverse realtà e a collaborare con esse. Partendo dalla sua esperienza familiare e sociale, cerca di rispondere alle domande su Dio e sulla vita dell’uomo.
Scopre nel Vangelo la persona e l’insegnamento di Gesù, da cui apprende che Dio è Padre di ogni persona e che la Chiesa è la comunità di uomini e donne unita nel suo nome, per iniziare a maturare un positivo senso di sé e sperimentare relazioni serene con gli altri, anche appartenenti a differenti tradizioni culturali e religiose.

Il corpo in movimento
E' il campo della corporeità e della motricità in cui il bambino prende coscienza del proprio corpo, delle sue parti, impara a rispettarlo e ad averne e a gestire l’affettività e le emozioni
Esprime con il corpo la propria esperienza religiosa per cominciare a manifestare adeguatamente con i gesti la propria interiorità, emozioni ed immaginazione.

Linguaggi, creatività, espressione
Attraverso molteplici esperienze il bambino sperimenta diverse forme di espressione, riconoscendo e valorizzando le abilità di ciascuno.
Riconosce alcuni linguaggi simbolici e figurativi tipici della vita dei cristiani (feste, preghiere, canti, spazi, arte), per esprimere con creatività il proprio vissuto religioso.

I discorsi e le parole
il campo di esperienza della capacità comunicativa che sollecita i bambini a scambiare punti di vista, confrontare le proprie interpretazioni attorno a fatti ed eventi, esprimere i propri pensieri, negoziare e condividere con gli altri le proprie opinioni.
Impara alcuni termini del linguaggio cristiano, ascoltando semplici racconti biblici, ne sa narrare i contenuti riutilizzando i linguaggi appresi, per sviluppare una comunicazione significativa anche in ambito religioso.

La conoscenza del mondo
E’ il campo di esperienza matematico-scientifico: il bambino coglie l’ordine e l’armonia del mondo che lo circonda ed affina le capacità di riconoscere l’esistenza di problemi e la possibilità di risolverli imparando ad osservare e rispettar e tutti gli esseri viventi e l’ambiente naturale.
Osserva con meraviglia ed esplora con curiosità il mondo, riconosciuto dai cristiani e da tanti uomini religiosi come dono di Dio Creatore, per sviluppare sentimenti di responsabilità nei confronti della

Scuola inclusiva

1. Normativa di riferimento
Legge 104/1992 Legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate;
Legge 170/2010 Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico;
Decreto ministeriale luglio 2011;
Direttiva ministeriale 27 dicembre 2012 “Strumenti di intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica”;
Circolare Ministeriale n.8del 6marzo2013“Indicazioni operative sulla Direttiva Ministeriale 27 dicembre 2012
Strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica.
2. Scuola inclusiva
Le indicazioni nazionali ci dicono : «La scuola italiana sviluppa la propria azione educa- tiva in coerenza con i principi dell’inclusione delle persone e dell’integrazione delle culture, considerando l’accoglienza della diversità un valore irrinunciabile. La scuola consolida le pratiche inclusive nei confronti di bambini e ragazzi di cittadinanza non italiana promuovendone la piena integrazione. Favorisce inoltre, con specifiche strategie e percorsi personalizzati, la prevenzione e il recupero della dispersione scolastica e del fallimento formativo precoce; a tal fine attiva risorse e iniziative mirate anche in collaborazione con gli enti locali e le altre agenzie educative del territorio. Particolare cura è riservata agli allievi con disabilità o con bisogni educativi speciali, attraverso adeguate strategie organizzative e didattiche, da considerare nella normale progettazione dell’offerta formativa. Per affrontare difficoltà non risolvibili dai soli insegnanti curricolari, la scuola si avvale dell’apporto di professionalità specifiche come quelle dei docenti di sostegno e di altri operatori.

Area disabilità
Nella Direttiva Ministeriale del 27 dicembre 2012 si legge che: «L’area dello svantaggio scolastico è molto più ampia di quella riferibile esplicitamente alla presenza di deficit. In ogni classe ci alunni che presentano una richiesta di speciale attenzione per una varietà di ragioni: svantaggio sociale e culturale, disturbi specifici di apprendimento e/o disturbi evolutivi specifici, difficoltà derivanti dalla non conoscenza della cultura e della lingua italiana perché appartenenti a culture diverse. Nel variegato panorama delle nostre scuole la complessità delle classi diviene sempre più evidente. Quest’area dello svantaggio scolastico, che ricomprende problematiche diverse, viene indicata come area dei Bisogni Educativi Speciali (in altri paesi europei: Special Educational Needs). Vi sono comprese tre grandi sotto-categorie: quella della disabilità; quella dei disturbi evolutivi specifici e quella dello svantaggio socio-economico, linguistico, culturale”.
A. Area della disabilità.
La scuola è chiamata a:
facilitare la presenza dell’alunno diversamente abile attraverso l’organizzazione degli spazi in modo da non ostacolare i movimenti e le possibilità di vivere lo spazio interno ed esterno
sostenere il percorso educativo didattico con la presenza di personale qualificato;
integrare la propria azione a quella del territorio;
ascoltare e accogliere le famiglie
Elaborare un Profilo dinamico funzionale (PDF) e un Piano Educativo individualizzato (PEI) per orientare la propria azione educativa e coordinarla all’interno della scuola con le diverse figure che si occupano dei bambini

B. Area dei disturbi specifici dell’apprendimento (DSA).
«La Scuola dell’Infanzia svolge un ruolo di assoluta importanza sia a livello preventivo, sia nella promozione e nell’avvio di un corretto e armonioso sviluppo del bambino in tutto il percorso scolare, e non solo. Occorre tuttavia porre attenzione a non precorrere le tappe nell’insegnamento della letto-scrittura, anche sulla scia di dinamiche innestate in ambiente famigliare o indotte dall’uso di strumenti multimediali. La Scuola dell’Infanzia, infatti, “esclude impostazioni scolasticistiche che tendono a precocizzare gli apprendimenti formali”. Invece, coerentemente con gli orientamenti e le indicazioni che si sono succeduti negli ultimi decenni, la Scuola dell’Infanzia ha il compito di “rafforzare l’identità personale, l’autonomia e le competenze dei bambini”, promuovendo la maturazione dell’identità personale, in una prospettiva che ne integri tutti gli aspetti (biologici, psichici, motori, intellettuali, sociali, morali e religiosi), mirando a consolidare “le capacità sensoriali, percettive, motorie, sociali, linguistiche ed intellettive del bambino

C. Area del disagio.
Progettualità interculturale La scuola dell’infanzia si caratterizza, da sempre, per la vicinanza ai problemi e alle domande educative che le famiglie e il territorio esprimono. La situazione attuale vede la scuola confrontarsi con una società pluralista caratterizzata da una situazione di multiculturalità che divide sempre più le persone in nome di culture differenti da salvaguardare e difendere “da” e “contro” altre culture. In questa situazione di difficoltà educativa, la scuola è chiamata ad elaborare (dopo aver conosciuto bisogni e risorse), attuare (attraverso l’azione didattica e organizzativa) e vivere (assumendo stili e atteggiamenti) un progetto che, prendendo atto delle differenze che caratterizzano la storia di ogni persona, ponga le basi per la valorizzazione delle diversità e permetta e favorisca il dialogo “con” e “tra” persone e “con” e “tra” culture. La linea educativa che dobbiamo assumere è l’ottica interculturale che evita divisioni e separazioni e permette a tutti di sentirsi accolti in una comunità. Il progetto interculturale presuppone un riferimento comune che permetta non solo il dialogo, ma anche la condivisione di principi e quadri valoriali che stanno a fondamento del progetto scuola e dell’azione educativa. La persona, ogni persona, è valore di per sé. L’attenzione della scuola alla persona come valore si traduce nell’ accoglienza di ogni bambino considerato nella sua specificità e originalità. Accogliere la persona significa accogliere la sua storia che è frutto della cultura che caratterizza il suo ambiente di vita. E’ questo un momento importante del progetto interculturale della nostra scuola. L’incontro tra le persone è il vero incontro tra le culture. Questa attenzione alla persona deve diventare linea guida per il Collegio dei docenti e stile che caratterizza l’azione didattica e le scelte di ogni singolo insegnante. La scuola allora, valorizzando ogni persona, si pone come luogo dell’equilibrio tra ciò che costituisce la propria storia e la propria identità e ciò che arricchisce e permette lo sviluppo dell’identità perché differente e diverso.

Continuità educativa

Particolare attenzione è riservata dalla nostra scuola al passaggio dei bambini sia dalla famiglia alla Scuola dell’Infanzia, sia dalla Scuola dell’Infanzia alla Scuola Primaria per garantire un percorso formativo unitario, caratterizzato da sequenzialità e intenzionalità educativa secondo una logica di sviluppo organizzativo e coerente

1. Per l’inserimento dalla famiglia alla scuola dell’infanzia.
Nel mese di maggio/giugno si tengono due momenti di incontro dove i bambini iscritti per il nuovo anno scolastico possono venire presso la nostra scuola, accompagnati da un adulto, per conoscerla meglio e svolgere delle attività con i nostri bambini più grandi;
Nel mese di settembre, per favorire un migliore e sereno inserimento, i bambini sono accolti a Scuola con orario ridotto con modalità che vengono comunicate anno per anno.

2. Per l’inserimento dalla scuola dell’infanzia alla scuola primaria
La nostra Scuola mantiene relazioni con la Scuola primaria di Valbrembo affinché il passaggio possa essere il più tranquillo possibile. Per far ciò nel mese di maggio si tengono tre momenti di incontro, dove i bambini della Scuola dell’Infanzia si recano presso la scuola primaria per conoscere meglio gli spazi, i compagni e per svolgere attività di laboratorio.
Le modalità degli interventi vengono concordate e attentamente pianificate in maniera congiunta dalle nostre insegnanti e dalle insegnanti della Scuola Primaria.
Nel mese di giugno le insegnanti della scuola primaria incontrano le insegnanti della scuola dell’infanzia per un passaggio di informazioni su ciascun bambino che frequenterà la scuola primaria nell’anno scolastico successivo.

Rapporti scuola - famiglia

1. Il patto di corresponsabilità
“Le famiglie sono il contesto più influente per lo sviluppo affettivo e cognitivo dei bambini. Nella diver
sità di stili di vita, di culture, di scelte etiche e religiose, esse sono portatrici di risorse che devono esser
e valorizzate nella scuola, per far crescere una solida rete di scambi comunicativi e di responsabilità
condivise”(dalle Indicazioni per il curricolo) L’attività per la famiglia" si propone di: valorizzare l'incontro scuola-famiglia come occasione di scambio di conoscenze, di confronto e di sostegno;
offrire una consulenza pedagogica attraverso incontri formativi assembleari tenuti da un esperto;
informare i genitori sull'attività didattica che si svolge in classe e raccogliere da loro pareri e indicazioni attraverso le assemblee;
giungere ad una migliore conoscenza dell'alunno e valutare periodicamente il suo percorso scolastico attraverso incontri individuali tra genitori e docenti;
creare momenti aggregativi tra le famiglie

2. I momenti di incontro
La nostra Scuola riconosce e valorizza l’importanza della famiglia e del territorio di appartenenza come
parti integranti del processo formativo. A tal fine proponiamo:

Open day, dove si presenta il PTOF, organizzati nel mese di gennaio
Incontri informativi con i genitori dei bambini nuovi iscritti organizzati nel mese di maggio
Incontri assembleari di presentazione della progettazione organizzati nel mese di settembre. assemblea generali con tutti i genitori organizzata nel mese di gennaio.
1 colloquio individuali per ogni anno di frequenza: con i genitori dei piccoli ad ottobre, con i genitori dei mezzani a febbraio e con i genitori dei grandi a maggio.
La nostra Scuola, con la partecipazione dei genitori, offre la possibilità di celebrare momenti significativi di festa:
La festa dell’Angelo Custode (ottobre)
Castagnata (ottobre)
Il Natale (dicembre)
Festa di carnevale (febbraio/marzo)
Apertura del mese di maggio dedicato a Maria con la S. Messa nel cortile della scuola
Festa di primavera (maggio)
La festa della famiglia e la festa del diploma(maggio)

Risorse

1. Risorse interne Personale della scuola:

Il personale docente: responsabile dell’integrità morale e fisica del bambino e della sezione affidatagli. E’ impegnato nella progettazione, nella documentazione, nella verifica, nella valutazione delle proposte didattico - educative.
Il personale ausiliario: cura i bisogni dei più piccoli e assiste l’insegnante nell’accudire i bambini; cura l’ordine, la pulizia, il decoro ed il riordino generale, seguendo scrupolosamente l’igiene, le norme fissate dall’autorità sanitaria.
Il personale di cucina: cura la refezione scolastica, l’ordine , la pulizia della cucina e dei locali annessi seguendo scrupolosamente, anche per l’igiene, le norme fissate dall’autorità sanitaria.
I genitori: collaborano nella gestione della scuola come rappresentanti di sezione, membri del comitato Scuola-Famiglia, o più direttamente nell’organizzazione delle singole attività.
I volontari: svolgono alcune mansioni, quali l’accompagnare i bambini di tre anni nel riposo pomeridiano, che non richiedono particolari professionalità didattiche ma in cui si esprime una forte valenza di cooperazione pedagogica. Vi sono inoltre amici che si prestano per la realizzazione di feste o di eventi particolari e per la manutenzione della scuola.
Il presidente: il parroco che è il legale rappresentante della scuola.
Il preposto: Viene delegato del parroco e collabora nell’amministrazione della scuola
L’ amministrazione: è svolta dal CONSIGLIO DI GESTIONE. La Scuola dell’Infanzia Parrocchiale è amministrata dal Parroco che ne è il legale rappresentante, il Parroco è coadiuvato da un preposto e dal consiglio di gestione, del quale è presidente di diritto. Il Parroco, o il suo delegato, sente sempre in ogni negozio importante il parere del consiglio ed in particolare:
per determinare la retta scolastica e le relative modalità di riscossione
per definire la convenzione per il diritto allo studio con l’Amministrazione Comunale
per determinare l’organico e nel nominare il personale
per ammettere alunni in situazioni particolari
per redigere il regolamento interno
per predisporre il bilancio preventivo ed approvare il rendiconto consuntivo

2. Risorse esterne e/ o territoriali
Insegnante di musica dalla scuola musicale “Nel mondo della Musica”
Insegnante Madrelingua per inglese
Insegnante specializzata in Psicomotricità
Il gruppo alpini di Ossanesga
Amministrazione comunale
Biblioteca comunale
Polizia Locale
Il parco faunistico “LE CORNELLE”
La cascina didattica “LA MERLETTA”
Ufficio Diocesano per la Pastorale scolastica
ADASM-FISM

3. La rete provinciale Adasm- Fism)
L'Associazione degli Asili e Scuole Materne ADASM-FISM della Provincia di Bergamo è stata fondata nel 1970. Attualmente offre il suo servizio di sostegno, consulenza e coordinamento alle scuole dell'infanzia paritarie della Provincia, gli insegnanti operanti, ai quali l'Associazione offre annualmente percorsi formativi. A sostegno della propria attività e del servizio alle scuole l'Adasm-Fism ha dato vita negli anni ad organismi che sostengono specifici ambiti di intervento:
Adasm Soc. coop. a r.l., cooperativa di servizi per la gestione e la consulenza in ambito amministrativo, gestionale e contabile;
Il coordinamento pedagogico/didattico, a sostegno della qualità educativa nelle nostre scuole, della condivisione delle attività e dello stile pedagogico, dell'innovazione didattica e della formazione continua e permanente; è organizzato a livello provinciale e a livello di zone territoriali;
Il coordinamento "prima infanzia" a sostegno dell'organizzazione e della pratica educativa/didattica dei nidi integrati alle scuole dell'infanzia associate.

Organi di partecipazione

Gli organi di partecipazione presenti
− Collegio dei docenti
− L’assemblea generale
− Il consiglio di gestione
− Il consiglio dei genitori

Formazione

La formazione e l’aggiornamento sono da considerarsi leve strategiche del cambiamento e del miglioramento della professionalità; sono volti a sostenere, incentivare lo sviluppo professionale del docente, il perfezionamento delle sue competenze e costituiscono la base per il miglioramento. “Non si può educare senza educarsi. Non si può insegnare senza continuare ad imparare”. Il piano di formazione viene proposto in parte dal CDA della scuola e in parte dal collegio dei docenti all’inizio di ogni anno scolastico e si declina come segue:
Formazione territoriale con la costruzione di reti cooperative per lo sviluppo di azioni coordinate La nostra scuola condivide con l'Associazione ADASM-FISM della Provincia di Bergamo, il coordinamento pedagogico didattico, a sostegno della qualità educativa, dell'innovazione didattica e della formazione continua e permanente; il coordinamento è organizzato a livello di zone territoriali e la nostra scuola fa parte dell’ambito della val San Martino;
Per la sicurezza: tutto il personale della scuola è formato rispetto DL.193/’07-Haccp; DPR. 151/’11
Antincendio; DL. 81/’08
Primo soccorso.
E' prevista l'opportunità per il corpo docente ed educativo di integrare alcuni percorsi formativi, attraverso scelte individuali coordinate all’interno del singolo servizio. La scelta avviene valutando la varietà delle proposte e sostenendo la motivazione personale e la soddisfazione dei bisogni formativi.

 

Print Friendly, PDF & Email