NATALE 2024
Da giorni stiamo vivendo il tempo dell’Avvento, tempo propizio per prepararci a vivere con frutto le festività del Natale. E’ sempre necessario che si accenda o si intensifichi in noi- come singoli e come comunità l’attesa del Signore che venne, viene e verrà, se vogliamo fare esperienza personale e comunitaria della grazia rigenerante del Natale di nostro Signore.
Solo chi cerca il Signore, chi lo attende può felicemente trovarlo. Ma attendiamo ancora il Signore Gesù nella nostra vita? Lo attendiamo come Colui che è il senso del nostro tempo, del tempo di tutta la storia umana e dell’intero universo?
Il tempo oggi, nella nostra civiltà occidentale, è percepito e vissuto come un contenitore vuoto da riempire con la nostra iniziativa. Così concepito, il tempo pare sempre scarso in rapporto alle tante cose da fare.
E’ vissuto così fino a che non ci sono degli imprevisti, i quali mettono in seria discussione questa concezione del tempo divenuto ormai comune alla civiltà occidentale.
La gente comune, presumibilmente, vivrà l’Avvento come tempo da riempire con le solite iniziative e in più con quelle che servono alla preparazione delle feste natalizie. Le città e i centri commerciali diventeranno più convulsi ancora per gli acquisti natalizi, i quali caratterizzeranno l’intero tempo d’Avvento, con un’accelerata nei giorni che precedono la festa di S,Lucia e il Natale.
In generale, si ha l’impressione che la coscienza dell’uomo e della donna occidentale sia caratterizzata da attese nei confronti del futuro molto più modeste e di corto respiro rispetto alla grande Attesa. Forse attendiamo più modestamente il Natale per un po’ di riposo dalle fatiche lavorative o scolastiche e per qualche giorno di festa con i parenti e gli amici. Forse gli adolescenti e i giovani già attendono anche il capodanno per trascorrere insieme agli amici le ultime ore dell’anno che se ne va e di quello che verrà.
Ma sono attese queste? Non lo sono propriamente, piuttosto paiono dei programmi per il futuro e programmi sempre più ristretti alla sfera personale, familiare o del gruppo di amici. L’attesa è semplicemente nei confronti del giorno in cui abbiamo programmato la nostra festa ed è legata al tempo che ci separa dalla festa. Ma, nemmeno ci sfiora il dubbio che alla festa potremmo anche non arrivarci tanto è scontato, sicuro ?, il tempo che passa.
Attendiamo avvenimenti che si realizzeranno con la sola nostra iniziativa, con il nostro riempire di cose e di azioni il tempo che passa inesorabilmente. Cose e azioni decise in base agli interessi del momento i quali, peraltro , sono spesso stuzzicati dalla pubblicistica mediatica. Coloro che propriamente attendono il Natale sono i piccoli che ancora eleveranno a Dio le loro attese. Gli stessi piccoli azzarderanno ancora un’ attesa rivolta a Dio che non sia un programma che riguardi solo la sfera familiare: pregheranno Gesù per i bambini che nel mondo sono ancora privi del necessario o attenderanno da Lui la pace per coloro che vivono le crudeltà della guerra … La fede è piccola nel senso che essa sporge rispetto alle cose note e a portata di mano; in tal senso è sempre esposta alle smentite arroganti della gente che ormai si è rassegnata alle evidenze piatte, e dunque- alla fine- al carattere ineluttabile della morte. Ma la fede dei piccoli è sempre invocazione di beni che appaiono ardui; persegue addirittura obiettivi che appaiono impossibili all’uomo naturale, psichico. La preghiera deve sradicare i gelsi e spostare le montagne.
L’Avvento, con le sue Celebrazioni eucaristiche e le varie proposte di preghiera comunitaria e personale, ci chiama ancora una volta ad Attendere l’ Evento che non è per nulla alla portata delle nostre mani e ci chiama a fare nostra l’ Attesa di quel popolo che per primo attese quell’Evento e lo riconobbe . Per questo motivo saremo chiamati ancora una volta a convertire il nostro modo di concepire il tempo: questo non è una scatola vuota da riempire con gli interessi del momento nella misura in cui la vita ce lo concederà, ma è tempo propizio per riconoscere come la nostra vita si abitata, attraversata, dalla grande Promessa di vita eterna posta da Colui che è il vero Signore della nostra vita. Sarà un tempo propizio per riconoscere, apprezzare e credere a questa grande Promessa che è inscritta nei beni che fruiamo e soprattutto negli incontri con le persone a noi prossime.
Promessa che sola autorizza l’investimento senza riserve e senza pentimenti di tutta la nostra vita.
Promessa che apre alla speranza la quale sarà il tratto caratteristico dell’anno giubilare che avrà inizio con le feste natalizie. Un monito risuonerà in questo tempo santo per tutti coloro che vivono il tempo come una scatola vuota da riempire con i propri interessi: l’imprevisto arriverà prima o poi come un ladro che ci ruba i nostri ‘tesori’ .
Dunque convertiamo il nostro modo di concepire il tempo e crediamo alla bella promessa di Dio che, a prezzo del suo sangue, ci è stata manifestata e offerta nella vita umana del Figlio di Dio. Ma in noi adulti c’è ancora spazio per l’ attesa nei confronti dell’accadere sorprendente e benevolo di Dio dentro la nostra vita e la storia umana o c’è solo spazio per il timore nei confronti dell’imprevisto spiacevole che la vita ci potrebbe riservare?
Questo ultimo sentimento oggi è acuito dalla consapevolezza che viviamo in un mondo globale e percepiamo che il futuro non è alla portata delle mani neppure del singolo popolo per le tante variabili in gioco che coinvolgono tutta l’umanità e dalle quali potrebbero venire drammatici stravolgimenti: la variabile geopolitica, quella economica finanziaria, quella dei cambiamenti climatici e quella delle migrazioni dei popoli…Ma chi è veramente il Signore della storia? Su questo, il tempo dell’Avvento ci chiama a rinnovare l’attesa di Colui che oltre ad essere il vero Signore è l’unico vero Salvatore della storia umana che ancora può aprire vie praticabili per la speranza umana.
Infine, l’Avvento , con la figura di Giovanni il Battista e di Maria, ci chiamerà a fissare l’attenzione sui comandamenti di Dio che ci ha ridonato, praticandoli in prima persona, Colui che deve venire, affinché la pratica quotidiana degli stessi formi in noi la fede che corrisponde alla Promessa di Dio e ci dispone a stare in atteggiamento di attesa verso Colui che viene per portare a compimento ciò che ha iniziato in chi lo attende e in tutta la creazione.
Disponiamoci dunque ad attendere o ad approfondire l’attesa nei confronti del Figlio di Dio che è venuto in mezzo a noi, si è fatto uno di noi nella persona di Gesù di Nazareth, perché tutta l’umanità in Lui possa amare come si merita l’Autore della vita e possa apprezzare l’intenzione buona con cui siamo stati posti in questo mondo da Dio stesso. Buona conclusione dell’ Avvento e buon Natale!
Don Eros